martedì 12 aprile 2011

LO SAI PERCHÉ... SI RISPONDE PRONTO AL TELEFONO?

Problemi di tempo.

Finalmente ho deciso di dedicare un pomeriggio al cazzeggio, quello puro.

Quindi questo post non lo scriverò, come di consueto, appoggiando il Mac sopra la dispensa dei compiti svolti di Analisi Matematica 1 o sul best seller "Serway - Principi di Fisica".

Il problema è che c'è poco da raccontare quando vivi la tua vita tra una sedia girevole (in una casa infestata da ventenni in menopausa anticipata) e una sedia dallo schienale pieghevole (in un'aula studio colonizzata da aspiranti ingegneri incredibilmente già calvi).

Oriana, se non altro, ha trovato la sua anima gemella. Lui è giapponese ma di nipponico non ha niente. È di carnagione scura e lo sottolinea il fatto che il suo obiettivo di 20 cm intercambiabile non passa inosservato. Si chiama Nikon D3100.

Anna è tornata stamattina da un week-end di follia su un lago dell'Appennino modenese insieme al suo ragazzo Djemba. Non ho chiesto dettagli. Troppi "Ah", "Uh" e "Sì, ancora!!!" per i miei gusti.

Io, invece, corro e mi ostino a farlo con un abbigliamento poco adatto.

Alzarsi cinque mattine su sette in ritardo non mi facilita il compito.

Venerdì scorso mi sono presentato davanti all'aula B32 (dove 3 sta per "pianidiscalefattiacorsa") per la lezione di Fisica Generale in leggero anticipo rispetto alla media dei fumatori che si svegliano mezz'ora dopo e gli hanno rubato la bicicletta.

Ho preferito non entrare per scambiare due chiacchere con Mirko, uno studente del terzo anno di Ingegneria delle Telecomunicazioni.

Mirko è politicamente impegnato e notoriamente fancazzista e non mi ha stupito quando non ha saputo chiarirmi un dubbio.

«Perché si risponde pronto al telefono?»

«Scusa Franco, cosa c'entra con le elezioni del 3 e 4 maggio? Mi stavi ascoltando?»

«Se mi rispondi hai il mio voto e di tutto il mio gruppetto di studio.» Non scoprirà mai che ho socializzato con i miei colleghi quanto una t-shirt in un guardaroba.

«Franco ma che cazzo ne so!»

Risposta errata.

Non sono ancora riuscito a trovare fonti ufficiali ma credo che la cosa risalga alle origini della telefonia. Prima non c'erano gli indirizzatori automatici e i collegamenti telefonici venivano fatti da un operatore di centralino. Ancora negli anni '70 era in uso questa pratica per le chiamate interurbane. Un utente abbonato al servizio contattava un centralino e avanzava la sua richiesta di connessione. L'operatore, a quel punto, attendeva di avere la disponibilità della linea e una volta ottenuta sentenziava con un PRONTO. I primi utenti telefonici saranno sicuramente appartenuti a corpi militari, da qui la rigidità della parola "pronto".

Pronto?
No.
Pronto?
Non ancora.
Ora è pronto?

Immagino un centralino di Firenze intasato di bestemmie.

Ma il dubbio è: Perché gli inglesi rispondono CIAO? Avranno avuto anche loro un centralino.

C'è chi si evolve e chi bunga bunga.

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