domenica 21 novembre 2010

LO SAPEVI CHE… KOBE BRYANT PARLA ITALIANO?

Un tempo ero: lo sapevi che i System Of A Down sono armeni?

Oggi sono: lo sapevi che il numero primo più grande finora conosciuto necessita 3 mesi per essere scritto a mano e sarebbe lungo circa 50 km?

Questo non mi piace. Questo non sono io. Questo non è Franco.

Mi distinguevo per simpatia e brillantezza, mentre ora, di brillante, ho solo l’impermeabile. Sì a Pisa regna una maledizione. Probabilmente qualcuno lassù avrà frainteso l’andamento barcollante dei 50’000 studenti che popolano di prima mattina la città per una danza della pioggia.

Ho bisogno d’aiuto. A diventare un emarginato sociale ci metti poco se, come me, decidi di immatricolarti a Ingegneria.

Qui nessuno trova più interessanti le mie “perle”.

La maggior soddisfazione me l’ha data un ragazzo del terzo anno di Ingegneria Biomedica: mentre si lamenta della data dell’appello straordinario di Biomeccatronica gli è scappato detto che era di Livorno; a quel punto perché non informarlo che Kobe Bryant aveva vissuto ben 7 anni a Livorno durante l’infanzia mentre il padre lavorava a Camp Derby e ha iniziato proprio lì a giocare!? È per questo che sa bene l’italiano! Ho subito presentato le mie scuse di circostanza, ammettendo che non c’entrava un cazzo ma al posto della solita risata o di un “Deh, bada ganzo”, mi sono sentito dire un “Bryant… Allora… Se fosse stato un matematico l’avrei conosciuto… è un fisico?”. Umiliato.

Per questo mi rivolgo a un blog. Lui non parla, però ascolta.

Ormai sono tre settimane che ho cambiato vita, che vivo stabilmente a Pisa, solo.
In realtà la casa è per tre persone ma una camera è ancora vuota e l’altra è occupata da una freakettona di Lettere che vive di politica e rivoluzione, ma ancora non la conosco molto.

Purtroppo il mio conto in banca è più in rosso di un campionato di mestruazioni e quindi quello che mi posso permettere sono queste quattro mura a ridosso della mensa di Via Martiri (nome immagino scelto a caso, come la via della Facoltà di Ingegneria: Via Diotisalvi).

Perché a venti anni ho sentito così forte quella voglia di scappare da casa? Di cambiare vita? Di lasciare tutto?

Perché sono Franco.



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